“dammuso” indica la casa, l’abitazione. Altra denominazione del dammuso è “locu”, “locu”, voce siciliana, la cui origine palesamente latina, locus, risale al periodo in cui i siciliani, sudditi dell’impero d’oriente, sbarcarono a Pantelleria a seguito dell’occupazione bizzantina. Con questo ultimo termine, locu, si indicava nell’antichità, la casa sita nei centri urbanizzati (Scauri, Tracino, Khamma), mentre con la voce dammuso, si indicava l’abitazione di campagna Due sono i tipi di dammuso: a pietra “rutta” cioè a pietra grezza e lo spessore dei muri va da 1 a 2 metri. a pietra “tagghiata” cioè a pietra squadrata. I dammusi in pietra squadrata, le cui mura hanno uno spessore di 40-90 cm., si trovano negli agglomerati urbani di Khamma, Tracino, Scauri ecc. ed hanno intonaci esterni tinteggiati color pastello o semplicemente imbiancati Nei dammusi rurali lo spessore dei muri va da 1 a 2 metri. Quando venne usata la pietra tagliata e si conobbe la calce, lo spessore dei muri si ridusse a 40 cm. e le pietre murate in unica fila vennero concatenate con la calce e la terra. I muri esterni, prima inclinati, vennero edificati a piombo, l’altezza dei due tipi di dammuso si aggira sui 4 metri, cupole escluse. Nei dammusi vi sono tante cupole quante sono le stanze. Quasi mai intonacati all’esterno, mostrano le pietre scure a faccia vista senza che le connessure vengono stuccate con malta di calce o pozzolana. Poche le aperture e di piccole dimensioni, per combattere il freddo e il caldo, anche se il dammuso è una costruzione termo-regolata ed acusticamente protetta per i suoi materiali lavici e per le dimensioni dei muri e dello spessore delle volte. Solitamente si accede al dammuso, che è di forma rettangolare, attraverso un viottolo erboso e ad accoglierti vi è: “u passiaturi, u pirterra”, cioè una terrazza dal pavimento di balate o di coccio dotato di comode “ducchene” ossia di sedili in pietra mattonati e con spalliere Nel “Passiaturi” c’e’ “a vucca da isterna” Sulla terrazza si affacciano, il più delle volte, “gli occhi d’archetti”, cioè due archi a tutto sesto di un ambiente luminoso con tre porte, due frontali ed una a sinistra di chi vi accede e che immette in cucina, il cuore della casa di un tempo, perchè si svolgeva la vita di tutta una giornata di lavoro e radunava di sera la famiglia attorno al tavolo. Nella cucina spaziosa, davanti alla finestra, ricoperti di mattonelle di maiolica e di solito, “u furnu” per il buon “pane di casa“. Generalmente il forno si trova o accostato al dammuso o dentro un vano, accessorio cucina. Accanto alla cucina, dove vi è sempre un armadio a muro con o senza porta “u stipu a muro” vi è un magazzino “u macaseno” deposito di malaga, bionda, carne di maiale, provviste invernali e vino (la moderna dispensa). Il soffitto della cucina, del magazzino e delle altre stanze è a volta. Diversi sono i tipi di volta: a botte, a capanna, a crocera, a vela, con lunette e a volta reale. La volta a botte è la più antica e scarica il peso sulla muratura longitudinale, è leggermente arcuata per permettere all’acqua piovana di raccogliersi e di defluire nella cisterna. Variante del tetto a botte il tetto a capanna, tipico delle chiesette di campagna. Fino al secolo XVII si costruirono questi due tipi di volte. Con l’avvento della calce si realizzò la copertura a cupola, a crocera, a vela e a lunetta. La volta reale, che scarica il suo peso lungo tutto il perimetro della costruzione, è formata da quattro spicchi che convergono in un unico punto centrale della stanza. La volta a lunetta geometricamente più complessa, scarica il suo peso agli angoli dell’edificio. E’ formata da più spicchi impostati su quattro archi, nel loro andamento regolare verso il centro formano una ricca composizione di linee. Dato rilevante di un dammuso è il pavimento che in tempi antichissimi era di terra cotta dalle dimensioni 20×20, in quelli meno antichi di maiolica. Sulla porta, in alto, del dammuso fra l’arco e l’asse di legno, la “sardetta”, un piccolo ripostiglio per riporre cibo o arnesi. Nel dammuso, in un posto nascosto, il pantesco riponeva il denaro e gli oggetti d’oro. Siamo di fronte alla “truvatura” una vera cassaforte. Era abitudine tenere il denaro anche sotto un mattone del pavimento. Lasciamo la cucina e passiamo nella sala dalla quale si va, attraverso la porta, negli archetti, cioè nell’ambiente spazioso e illuminato a giorno. Dalla sala si va anche nella “Kammara” ambiente spazioso e illuminato a giorno. “Arkova” è un piccolo nido d’amore dove trova sistemazione solo il letto matrimoniale. Camera da letto dall’arco a tutto sesto e dal soffitto più basso rispetto agli altri, priva di finestra “cammarino”, una seconda stanza da letto priva di finestra “cantaru”, per i bisogni notturni nel dammuso non c’era bagno, di giorno di andava sotto un albero Poco distanti dal dammuso sorgono per gli animali piccoli costruzioni dai muri a secco e dal soffitto a volta: “U sarduni” per l’asino o il mulo; “U ghirbeci” per la capra; “U zacchinu” per il maiale; “U gaddrinaru” per le galline “A cunigghiera” per i conigli Adiacenti al dammuso: “U vagnanu” cioè l’orto “L’aira” di forma circolare, aveva nel suo centro un palo per sostenere un legno che veniva legato all’asino bendato per la trebbiatura “U stinnituri” di forma rettangolare racchiude uno spazio in terra battuta, protetto dal lato più lungo da un alto muro a secco e lateralmente da due muri inclinati. Nello stenditoio si dispongono ancora oggi i grappoli di zibibbo per farli essiccare al sole onde ottenere la malaga, necessaria per la produzione del passito di Pantelleria. Si dispongono anche i grappoli di zibibbo già immersi nella soluzione bollente di acqua e potassa per avere la bionda. Per tale motivo vicino allo stenditoio c’e’ il fornello fatto di pietre murate con taio (fango). Accanto al dammuso: “U Jardinu” cioè il giardino, di forma cilindrica e dai muri a secco. La sua paternità secondo il notaio D’Aietti